LA
VITA
La vita di D’Annunzio può
essere considerata una delle sue opere più interessanti: secondo i
princìpi dell’ estetismo -principio fondamentale del decadentismo-,
bisognava fare della vita un’ opera d’arte, e D’Annunzio fu costantemente
teso alla ricerca di questo obiettivo. Per questo motivo meritano particolare
attenzione i suoi dati biografici. Nato a Pescara il 12 marzo 1863 da agiata
famiglia borghese, studiò in una delle scuole più aristocratiche dell’ Italia
del tempo, il collegio Cicognini di Prato. Appena sedicenne compose un libretto
di versi, Primo vere, che attirò l’attenzione di molti letterati. Nel 1881 si trasferì
a Roma per gli studi universitari che ben presto lasciò per vivere tra salotti
mondani e redazioni giornalistiche. Dopo dieci anni
passati nella capitale si trasferì a Napoli per un breve periodo. Con il 1898
iniziò la fase in cui D’Annunzio si creò la maschera di esteta, e scoprì la figura del superuomo che associava al bello un intenso vitalismo
e un’energia eroica. Questo fu il periodo de “ La Capponcina” che prende il
nome dalla villa fiesolana in cui D’Annunzio visse fino al 1910.
La sua vita, in funzione del bello, fu caratterizzata dall’assenza di principi
morali e da continue avventure galanti,
lusso e duelli. Le esigenze del mercato portarono il D’Annunzio in uno
stato debitorio notevole. Si rifugiò quindi in Francia; qui scrisse alcuni
testi ( anche per il teatro ) in francese, senza rompere i legami con la “patria
ingrata”. Lo scoppio del primo conflitto mondiale
fu l’occasione per entrare in Italia dove si arruolò ( nonostante i suoi 52
anni ) e si mise in luce per degli episodi come la “beffa di Buccari” e il
volo su Vienna; dopo aver occupato militarmente Fiume, in opposizione al governo
italiano, fu cacciato dall’esercito nel 1920. Trascorse
quindi i suoi ultimi anni nel “ Vittoriale degli italiani”.Morì il 1 marzo
del 1938 in questa villa sul Garda. D’Annunzio attraversò oltre mezzo secolo
di cultura italiana, influenzandola in
numerose fasi con la sua produzione. Ma l’influsso dannunziano colpì
pure la politica e lasciò un’impronta incalcolabile sul costume, segnando
il comportamento di intere generazioni borghesi e, infine, influenzando anche
le forme della nascente cultura “ di massa”.
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