L’ala, costituita dall’insieme delle due semiali, rappresenta
l’elemento portante di un aeroplano; ciò sta a significare che questa
struttura deve essere in grado di sviluppare la portanza necessaria al
volo del velivolo. Ricordando la [f.01], è possibile affermare che,
fissati i valori di quota (che è sinonimo di densità, nell’ipotesi
che il volo avvenga in aria calma e con le stesse caratteristiche
dell’aria tipo), velocità e Cp, il valore della portanza dipenderà
solamente dalla superficie alare di cui il velivolo dispone. Quindi,
maggiore è la superficie, e maggiore è la portanza che un dato
aeromobile è in grado di sviluppare. Una superficie alare molto estesa,
però, implica l’impiego di un’ala moto grande, e cioè di un peso
considerevole.
Anche
le dimensioni dell’ala, quindi, sono da tenere in grande
considerazione. Molta rilevanza assume anche la forma dell’ala:
diverse forme della pianta alare danno origine a diverse distribuzioni
della portanza, creando, magari, degli effetti indesiderati. Una
notevole importanza riveste lo studio della distribuzione dei carichi e,
soprattutto, della portanza lungo l’apertura alare.
Prendendo in considerazione una semiala del velivolo Bf. 109, si
nota che questa è di tipo monolongherone con struttura ad anima
sottile. Il longherone, posto al 40% di ogni centina, costituisce la
parte strutturalmente più importante di tutta la semiala, ad
un’estremità del quale sono posti gli appositi agganci che
costituiranno il punto di unione tra la semiala ed il velivolo.
È
facile immaginare, quindi, una semiala come una trave a sbalzo, cioè
una trave vincolata ad un’estremità e sulla quale gravano dei
carichi. Generalmente, su di un ala (o semiala) agiscono due tipo di
carichi: quelli dovuti a fattori di tipo aerodinamico e quelli dovuti al
peso dell’ala stessa. In particolare, i due principali carichi dovuti
a fattori di tipo aerodinamico sono la portanza ed il momento torcente.
Fino a questo momento si è parlato di portanza come di una forza
unica, applicata al baricentro del velivolo. Questa visione, comunque,
non è del tutto veritiera, in quanto, la portanza totale di un
velivolo, che fino ad ora è stata chiamata per semplicità portanza, è
data dalla sommatoria di diverse forze.
Come si è potuto osservare, una volta impostati i dati
relativi al profilo impiegato, alla quota ed alla velocità di volo, la
portanza dipende solamente dall’entità della superficie portante di
un aereo. Anche se in minima parte, anche la fusoliera stessa è
portante, come sono portanti i piani di coda ed altre superfici disposte
sul velivolo, ma a causa dell’esiguità della forza sostentatrice da
esse creata si considererà come unica superficie portante l’ala.
La forma in pianta dell’ala assume una certa rilevanza nella
progettazione delle strutture resistenti, in quanto, una modificazione
della forma alare comporta una variazione nella distribuzione della
portanza lungo l’apertura alare. Infatti, la portanza che si genera
sull’ala è la risultante di tutta una serie di piccole forze
sostentatrici, il cui modulo ed il cui punto di applicazione variano a
seconda della dimensione della corda alare.
Per
ricollegarsi alla descrizione dell’ala fatta in precedenza, se si
considera questa struttura come formata da una serie infinita di profili
alari posti l’uno vicino all’altro ed uniti attraverso una
copertura, è facile immaginare come ognuno di questi profili generi una
propria portanza, e che la portanza totale generata dall’ala non sia
altro che la sommatoria di tutte le portanze proprie dei vari profili.
Infatti, prendendo in considerazione un determinato profilo dotato di
spessore infinitesimo, la superficie portante che questo possiede
dipende esclusivamente dalla sua corda, e la portanza di tale profilo
sarà data dal prodotto tra la corda del profilo ed i fattori già
descritti, secondo la formula
[f.08]
nella quale con “c” è
indicato il valore della corda alare e con “s” lo spessore del
profilo, il quale, essendo infinitesimo, diviene trascurabile, dando
origine all’ultima parte dell’uguaglianza riportata.
Prima di passare alla
determinazione della distribuzione della portanza sull’ala del Bf.
109, è opportuno spiegare quale potrebbe essere la distribuzione
migliori dei carichi lungo l’apertura alare: più la distanza tra il
vincolo ed il punto di applicazioni dei carichi agenti è maggiore, e più
aumenta il momento flettente che questi carichi generano, facendo così
aumentare la sezione resistente di vincolo.
Applicando un carico concentrato
su di una semiala, quindi, la struttura resistente posta nella sezione
di vincolo del longherone dovrà far fronte ad un momento flettente
massimo quando il punto di applicazione del carico concentrato
corrisponderà con l’estremo non vincolato della trave, mentre mano a
mano che questo punto di applicazione si sposta verso la sezione di
vincolo il braccio del momento flettente diminuisce, facendo diminuire
anche lo stesso momento flettente.
Sarebbe opportuno quindi che i
carichi agenti su di una semiala trovassero i loro punti di applicazione
nella parte vicina alla sezione di radice, in modo da far diminuire
l’intensità del momento flettente che essi creano.
Considerando quanto detto in
precedenza a proposito della formazione della portanza lungo
l’apertura alare, se ne deduce che, in una situazione il più
possibile ottimale, la portanza generata dai profili posti verso
l’estremità alare dovrà essere minore di quella generata dai profili
posizionati vicino alla sezione di radice, facendo così spostare il
punto di applicazione della portanza totale di una semiala verso la
sezione vincolata, in modo da diminuire l’entità del momento
flettente.
Per fare questo, è possibile
agire in due diversi modi: ricordando che la portanza relativa ad un
singolo profilo varia secondo la formula
[f.09]
stabiliti la quota e la velocità
di volo, cioè i due parametri costanti per qualsiasi parte del
velivolo, restano da poter modificare i valori relativi a Cp ed alla c.
Modificare
il valore del coefficiente di portanza potrebbe voler dire due cose:
cambiare tipo di profilo per le zone di estremità oppure modificare
l’incidenza di questi profili lasciandone inalterata la forma. In
particolare, questa seconda possibilità, darebbe origine ad un’ala
“svergolata”, dotata, cioè, di profili con diverso angolo di
incidenza.
La soluzione più semplice per
diminuire la portanza nelle zone di estremità resta comunque quella di
diminuire la corda alare mano a mano che il profilo assume una distanza
maggiore dalla sezione di radice. Questa soluzione porta alla creazione
di un’ala “rastremata”, caratterizzata da una corda alla radice
maggiore di quella posta all’estremità alare.
Con un’ala rastremata, la
soluzione ottimale per la distribuzione della portanza sarebbe quella di
avere una corda all’estremità minima, possibilmente nulla. Per questa
ragione è stata creata l’ala elittica, dotata di una distribuzione
della portanza che varia elitticamente raggiungendo il massimo nella
sezione di radice e diminuendo gradatamente fino a raggiungere un valore
nullo in prossimità dell’estremità alare.
Anche se il Bf. 109 non è dotato di un’ala a pianta elittica,
la rastremazione dovuta alla sua ala di forma trapezia consente di
ottenere una distribuzione di portanza molto vicina a quella elittica,
ottimizzando la ripartizione degli sforzi lungo l’apertura alare.
L’estremità arrotondata della sua ala, inoltre, oltre a diminuire i
vortici marginali contribuisce a migliorare la distribuzione della
portanza.
Prendendo in considerazione, per semplicità, una sola semiala di
questo velivolo, si potrà notare che la lunghezza del longherone in
essa montato non è sufficiente a farlo congiungere con quello montato
sull’altra semiala, come avviene in molti modelli di aeroplani, e che
non è neanche sufficiente a coprire tutta la semi-apertura alare del
velivolo. Infatti, il longherone di ogni semiala si collega direttamente
alla fusoliera attraverso appositi perni, e la sua lunghezza è stata
studiata in modo da essere sufficiente a sopportare determinati carichi
e momenti flettenti: a causa della rastremazione, infatti, la parte più
esterna della semiala non fornisce una portanza notevole, o comunque,
così grande da giustificare la presenza di un longherone. Questo
risparmio in termini di lunghezza equivale ad un risparmio anche in
termini di peso, il quale non può comportare altro che un vantaggio per
le prestazioni del velivolo.
Considerando ora lo schema relativo
alla disposizione del longherone all’interno della semiala sinistra
presentato, si andrà a determinare analiticamente la distribuzione
della portanza lungo tutta la semi-apertura alare.
Prima di eseguire un qualsiasi
calcolo relativo alla distribuzione della portanza in base alla corda
alare, è necessario individuare con precisione il valore dei fattori da
cui la portanza dipende, ed in particolare di Cp e V. Naturalmente, come
già specificato, si considererà il velivolo mentre volo a quota zero,
in modo da far assumere alla densità il suo valore massimo,
considerando come termini di paragone i valori della densità a quote
superiori a questa. Come prescritto dalle tabelle dell’aria tipo,
quindi, il valore della densità s.l.m. è paria a 1.225 kg/m3.
Per ottenere le condizioni di volo
più sfavorevoli per il velivolo, cioè quelle per cui l’aereo viene
progettato, si andrà ad impostare un volo alla massima velocità ed al
massimo fattore di carico, nonché con un peso pari a quello massimo di
decollo. Con queste condizioni si procede alla determinazione della
portanza necessaria per un volo in equilibrio: dalle considerazioni
esposte durante questa trattazione si deduce che:
dove con Qapp viene
indicato il peso apparente del velivolo durante una manovra, e con Qeff
il peso massimo al decollo.
Determinata la portanza massima, in
base ai dati in possesso e, ricordando
che la superficie alare nominale di questo velivolo è pari a 16.03m2,
si determina il Cp, il cui valore che verrà poi utilizzato per la
determinazione della portanza dei singoli profili costituenti l’ala.
Ricordando la [f.01], si ricava il Cp desiderato:

Considerando lo schema dell’ala sinistra del velivolo Bf. 109
presentato, si può notare che la centina n°01 è la prima vera centina
della semiala, in quanto, nella parte che va da questa centina agli
attacchi longherone-fusoliera, il profilo della semiala è notevolmente
condizionato dalla superficie di raccordo ala-fusoliera, la quale assume
un profilo simile a quello utilizzato per la costruzione delle centine
ma non del tutto identico. Per questo motivo, è possibile determinare
con precisione la distribuzione della portanza solo dalla prima alla
tredicesima centina, oltre la quale, come verrà dimostrato in seguito,
sarà necessario avvalersi di un sistema approssimato.
Ricordando la [f.09], la portanza
generata dal profilo della centina 01 sarà:
Tra queste due centine, la portanza
diminuisce linearmente, come del resto diminuisce linearmente anche il
valore della corda del profilo mano a mano che ci si allontana dalla
sezione di radice. Su questa parte di semiala, quindi, agirà un carico
trapezio, i cui valori massimo e minimo saranno quelli della portanza
calcolata rispettivamente nelle sezioni riguardanti le centine 01 e 13.
Per avere una conferma di tipo
matematico di questa affermazioni, non basterà fare altro che
determinare la formula del decremento del valore della corda al variare
della distanza della sezione considerata da quella di radice, e
sostituire il valore così ottenuto nella [f.09].
Operando matematicamente, si
ottiene la formula

[f.10]
dove con “Px” viene
indicata il valore assunto dalla portanza in una determinata sezione distante
“x” dalla sezione di riferimento, cioè dalla centina 01. Gli altri valori
assumono i seguenti valori:

Come si potrà sicuramente notare, nelle formule qui descritte vi è un
errore relativo alle unità di misura: questo errore deriva dal fatto che, per
semplicità, durante i calcoli non è stato inserito il parametro “dp”,
relativo allo spessore infinitesimo del profilo considerato. Questo fatto è
dovuto alla volontà di evitare di addentrarsi nella risoluzioni di
particolari equazioni parametriche, dalle quali non si sarebbe potuto ottenere
il risultato desiderato. Per quanto riguarda il parametro “dp”, comunque,
esso assume un valore pari ad uno, e per questa ragione che la sua assenza non
influisce minimamente sui risultati numerici ottenuti dall’utilizzo delle
formule appena descritte. Fatto presente questo fatto, sarà quindi possibili
utilizzare le formule riportate senza ulteriori problemi, in quanto, se il
parametro “dp” venisse inserito, la verifica relativa alle unità di
misura darebbe esito positivo.
Dall’applicazione della [f.10], si ottiene il seguente diagramma
relativo alla distribuzione della portanza lungo tutto il longherone:

Per
la parte relativa all’estremità alare, invece, le cose si rivelano un po’
più complesse: essendo l’estremità stessa arrotondata, e non avendo a
disposizione dati certi relativi ai raggi dei raccordi utilizzati, il problema
della distribuzione della portanza viene risolto con un metodo approssimativo.
L’errore dovuto a questo metodo, comunque, non creerà alcun problema per la
struttura, in quanto i dati così ottenuti non faranno altro che creare un
leggero sovradimensionamento del longherone a favore della sicurezza.
Basandosi sull’ipotesi che l’estremità
alare non sia arrotondata, ma che, invece, assuma la forma trapezia
caratterizzante la semiala, si creerà un prolungamento naturale del trapezio
principale esistente tra le centine 01 e 13. Questa nuova forma relativa
all’estremità alare comporterà la formazione di un momento flettente
teorico maggiore di quello reale, dando origine quindi ad un
sovradimensionamento della struttura. Tale modificazione garantirà una
maggiore sicurezza durante il volo.
Procedendo nei calcoli, per determinare
la distribuzione della portanza in questa parte di ala ci si rifarà al metodo
precedentemente utilizzato tra le centine 01 e 13: calcolando quindi la
portanza nella sezione relativa alla 13^ centina ed in quella virtuale di
estremità, si otterranno i valori massimo e minimo della portanza in questa
parte di ala.
Andando a rappresentare in un grafico la distribuzione della portanza
lungo una semiala, si noterà che essa forma due trapezi, di cui, il maggiore
si estende dalla prima alla tredicesima centina, ed il minore dalla
tredicesima sino all’estremità alare.
Possedendo ora i dati relativi alla distribuzione della portanza lungo
l’apertura alare, è possibile calcolare il momento flettente che essa
genera ed a cui la struttura del longherone deve resistere. Prima di eseguire
questo calcolo, però, è necessario determinare il punto di applicazione
della forza peso dell’ala stessa, in modo da poter calcolare il momento
flettente causato dal peso della struttura.
Dai dati ricavati attraverso la
consultazione dei manuali di volo relativi al Bf. 109, è stato possibile
determinare il peso dell’ala “Qa”, pari a 4415N (450kg).
Naturalmente, per i calcoli che si andranno ad effettuare, non si impiegherà
il peso di tutta l’ala ma solo quello di una semiala “Qsa”,
pari a 2207N.
Bisogna considerare però, il fatto che
il momento flettente generato dal peso dell’ala non dovrà essere
considerato rispetto alla sezione di mezzeria del velivolo, ma rispetto a
quella di radice del longherone. Si renderebbe necessaria, quindi, la
conoscenza dell’esatta distribuzione di peso all’interno dell’ala.
A causa dell’impossibilità di
determinare questo dato, si considererà
l’ala come un corpo uniforme: da questa considerazione potrà essere
ricavato il peso teorico per unità di superficie della struttura alare,
attraverso il quale potrà essere determinato il peso della parte di ala
generante un momento flettente sopportato dalla sezione di radice del
longherone. Bisogna evidenziare, comunque, che quello in uso è un metodo
approssimato, ma come per quello utilizzato per la determinazione della
distribuzione della portanza darà come risultato un leggero
sovradimensionamento del longherone, a favore della sicurezza.
Il peso per unità di superficie
dell’ala sarà, quindi:
Si determina quindi, che la superficie
dell’ala compresa tra la centina n°01 e l’estremità alare è pari
all’area di un trapezio avente per base maggiore la lunghezza della corda
relativa alla centina 01, per base minore la corda teorica di lunghezza pari a
1.0039m, e per altezza la distanza tra la centina 01 e l’estremità alare,
pari a 4.3666m. Andando ad eseguire i calcoli, si avrà:
Questo peso potrà essere considerato
concentrato nel baricentro della parte di ala considerata, ed essendo questa a
forma trapezia si avrà che la distanza del suo baricentro dalla centina n°01
sarà
[f.11]
Prima di calcolare il momento flettente agente sulla sezione di radice
del longherone, è necessario analizzare nuovamente la distribuzione della
portanza lungo la semiala considerata: come è stato possibile osservare, la
portanza assume un andamento trapezoidale tra le sezioni comprese tra quelle
relative alle centine 01 e 13.
Attuando l’ipotesi semplificativa con
la quale è stato possibile determinare l’andamento della portanza nella
zona compresa tra la centina 13 e l’estremità alare, è possibile affermare
che la portanza assume un andamento trapezio lungo tutta la lunghezza della
semiala, e che la risultante di tutte le forze portanti esistenti lungo la
semiala è data dall’area del trapezio avente come base maggiore il valore
della portanza nella sezione relativa alla centina 01, come base minore il
valore quello relativo alla sezione teorica situata all’estremità alare e
come altezza la lunghezza della semiala considerata dal punto in cui è
installata la centina 01 sino all’estremità alare.
ed indicando quindi con P1 la
portanza totale agente sulla semiala, sarà possibile scrivere
[f.12]
Molta importanza riveste anche la
determinazione del baricentro del trapezio
di portanza prima identificato, in quanto presenta il punto di
applicazione nel quale è possibile considerare concentrata la P1. Ricordando
la [f.11], si determina la posizione del baricentro della portanza:
[f.13]
Sarà ora possibile determinare il
momento flettente agente alla radice del longherone secondo la formula:
Il longherone è la parte strutturale dell’ala preposta a far fronte ai
carichi dovuti ai momenti flettenti che si originano a causa del peso e della
portanza agenti sull’ala. Ogni sezione del longherone, quindi, dovrà
contrastare il momento flettente totale (cioè la somma dei momenti flettenti
dovuti a portanza e peso) generato dalla parte di semiala compresa tra la
sezione considerata e l’estremità alare.
Detto questo, è semplice comprendere che, più la sezione
considerata si avvicina a quella relativa alla centina 01, cioè alla prima
delle sezioni alari veramente portanti, e più sarà estesa la parte di semiala
da considerare. Questo comporta un aumento del valore dei momenti flettenti
dovuti a portanza e peso, in quanto, maggiore è la superficie alare considerata
e maggiore è la portanza da essa prodotta, e maggiore sarà anche il peso
dell’ala relativo a tale superficie.
Il momento flettente Mfrad precedentemente calcolato,
quindi, sarà pari al massimo momento alare ammissibile, in quanto calcolato
rispetto alla sezione di radice del longherone, cioè rispetto a quella relativa
alla centina 01. In base a questo valore verrà progettato il longherone, il
quale, per motivi di sicurezza, verrà opportunamente sovradimensionato
attraverso un fattore di sicurezza “k”, che per questo velivolo è pari a
1.8.
Dato il massimo momento flettente ammissibile, resta da progettare il
longherone: il Bf. 109 montava un solo longherone per ogni semiala, la cui forma
è assimilabile a quella di una trave con un profilo a doppio T. Le parti
fondamentali di cui è costituito il longherone sono due: le solette e
l’anima. L’anima è l’elemento verticale, che si estende per tutta
l’altezza del longherone, ed e adibita a sopportare gli sforzi di taglio
generati dai carichi agenti sull’ala. Le solette, invece, sono degli elementi
posti agli estremi superiore ed inferiore del longherone, ed adibiti a far
fronte ai carichi di compressione e trazione dovuti al momento causato dai
carichi alari.
Seguendo le linee del progetto originale relativo alle
solette, il longherone considerato verrà dotato di quattro solette dotate di
profilo ad “L”, poste a due a due all’estremità superiore ed inferiore
del longherone, in modo da dare a questo la forma di una trave a doppio T.
Il momento flettente dovuto ai carichi alari che va ad agire su di una
determinata sezione del longherone è dato dal prodotto di una forza per una
lunghezza (detta braccio). Noto che un momento è uguale ad una coppia di forze,
una volta impostata la distanza interposta tra le due forze costituenti la
coppia è possibile, dividendo il momento stesso per questa distanza, ottenere
l’intensità delle forze costituenti la coppia.
Nel
caso specifico, una volta stabilita la distanza verticale tra i baricentri delle
solette del longherone, sarà possibile, dividendo il momento flettente agente
su di una determinata sezione considerata per tale distanza, ottenere gli sforzi
di trazione e di compressione agenti sulle solette. Una volta determinato il
materiale da utilizzare per la costruzione delle solette, sarà possibile
ricavarne l’area di queste.
Per determinare l’entità degli sforzi di trazione e compressione
agenti sulle solette del longherone nella sezione relativa alla centina 01, è
necessario stabilire la distanza verticale “hv” tra i baricentri
delle solette. Per fare questo, è necessario considerare le dimensioni del
profilo alare relativo a questa sezione e la forma che le solette andranno ad
assumere. Dato che il longherone è posto al 40% della corda,
è necessario misurare lo spessore massimo del profilo in questo punto; una
volta ricavata questa misura, pari a 290mm, si rende indispensabile stabilire
l’altezza massima del longherone: ipotizzando uno spessore della copertura di
tre millimetri ed uno spazio necessario all’inserimento degli attacchi
longherone-centina-copertura di quattro millimetri, si ricava che l’altezza
massima del longherone è di 276mm.
Stabilita la forma delle solette (profilo ad “L”),
indicate con “bL” e con “sL”
la lunghezza della base e lo spessore della soletta, con “yGL”
la distanza verticale del baricentro di una soletta calcolata dalla base della
soletta stessa, con “hlong” l’altezza del longherone, pari a
276mm, con “Am” l’area minima di una soletta, con “Ffless”
la forza di trazione o compressione derivante dal momento flettente (agente su
entrambe le solette superiori od inferiori) e con “s”
e “sa”
rispettivamente la tensione di snervamento del materiale utilizzato e la
tensione massima ammissibile da utilizzare per il progetto del longherone,
è possibile scrivere le seguenti formule:

[f.14]
Per determinare le dimensioni delle solette, quindi, si
procederà nel seguente modo: si supponga un valore per bL, tenendo
conto che questo valore non deve essere molto elevato, in quanto, oltre ad
aumentare l’area resistente della parte più esterna della soletta, fa
diminuire la distanza tra i baricentri hv, e questo porterebbe ad un
aumento della Ffless agente sulle solette, con un conseguente aumento
dell’aerea minima necessaria. Ipotizzando che bL sia pari a 50mm,
si fa variare il valore di sL, in modo da determinare una condizione
in cui l’area della soletta calcolata in base a bL ed sL (indicata
con Ac) risulti uguale o leggermente maggiore di quella minima necessaria Am.
L’unico dato mancante per effettuare questo calcolo risulta essere s:
rispettando i parametri del progetto originale del longherone, il materiale
utilizzato per la sua realizzazione risulta essere un particolare duralluminio,
avente carico di snervamento pari a 451.26 N/mm2 (46 kg/mm2).
Dopo alcuni tentativi, sono stati ricavati i seguenti
valori:
|
Valore
ricavato
|
Unità di
misura
|
bL
|
50
|
mm
|
sL
|
20
|
mm
|
yGL
|
30.6
|
mm
|
hv
|
214.8
|
mm
|
Ffless
|
797848
|
N
|
sa
|
250.7
|
N/mm2
|
Am
|
1591
|
mm2
|
Ac
|
1600
|
mm2
|
Come si potrà notare, l’area delle solette risultante
dall’aver assunto some misure 50 e 20mm è leggermente superiore a quella
minima necessaria: questo comporterà il fatto che, sulle solette, andrà ad
agire una tensione minore a quella ammissibile, garantendo così un maggiore
grado di sicurezza al costo di un piccolo aumento di peso per la struttura.
Dato che il valore del momento flettente diminuisce mano a mano che si
prende in considerazione una sezione sempre più vicina all’estremità alare,
sarebbe inutile, nonché controproducente, impiegare un longherone a sezione
costante e pari a quella massima: per questo motivo la sezione del longherone
non è costante lungo tutta la semiapertura alare, e varia da un massimo (cioè
dal valore calcolato per la sezione di radice del longherone) ad un minimo,
posto in prossimità della centina n°13.
Per mettere in evidenza di quanto la sezione del longherone
può essere ridotta, si procederà a calcolare le dimensioni delle solette nella
sezione relativa alla centina 13.
Ricordando le formule precedentemente utilizzate, si
ricava:
Determinato il massimo spessore del profilo in questa
sezione, pari a 125.5mm, è possibile ipotizzare che hv sia pari a
110mm; seguendo la stessa traccia precedentemente utilizzata si dovrebbe
ottenere una soletta avente bL = 10mm ed sL = 4mm, con una
distanza tra i baricentri dei profilati paria a 97.8mm. Da questi dati è
possibile capire che la costruzione di un longherone avente lunghezza paria
quella di una semiala è inutile, in quanto, già nella sezione considerata, la
realizzazione di quattro profilati ad L aventi misura 10*4 è controproducente.
Questo perché i tempi ed i costi di lavorazione dei quattro profilati, nonché
il peso della chiodatura necessaria a tenere uniti i quattro pezzi, non sono
giustificati dagli sforzi che la struttura così creata dovrebbe sopportare.
Per questo ed altri motivi,
i progettisti di questo aereo non hanno mai realizzato una struttura ad L delle
dimensioni sopra riportate: per ottenere una struttura resistente ma nello
stesso tempo leggera con le limitazioni imposte dal tempo e dal costo di
produzione, il longherone del Bf. 109 è stato realizzato utilizzando vari
strati sovrapposti ed appositamente sagomati di metallo, saldamente attaccati
l’uno con l’atro attraverso un intelligente sistema di chiodature. Così,
cercando di mantenere il profilo a doppio T di cui si è parlato in precedenza,
il longherone del 109 era costituito, nella sezione di radice, da una serie di
strati di materiale, il cui spessore andava a mano a mano assottigliandosi verso
l’estremità alare. Quando lo spessore di uno strato diveniva così
insignificante da renderne superflua o sconveniente la presenza, la lunghezza di
questo strato si interrompeva, lasciando lavorare gli altri strati presenti.
Alla fine, le solette presenti nella sezione relativa alla tredicesima centina
erano costituite da due profilati rettangolari, posti uno all’estremo
superiore ed uno a quello inferiore del longherone.
L’ultima parte del longherone che rimane ancora da dimensionare è
l’anima: questa è costituita da una lamina metallica, con uno spessore che
comunemente va dall’uno ai due millimetri, congiungente le due solette.
L’anima è progettata appositamente per resistere agli sforzi di taglio
generati dai carichi agenti sull’ala.
Come è già stato potuto osservare, lo sforzo ti taglio
varia linearmente lungo l’apertura alare, e raggiunge il suo massimo nella
sezione di radice del longherone.
Trascurando il peso dell’ala in questa sezione (di
spessore infinitesimo), lo sforzo di taglio risulta essere quello dovuto alla
portanza, il cui valore è 28427N. Determinata, quindi, la tensione ammissibile
di taglio ta,
la quale equivale alla sa
corretta attraverso un fattore moltiplicativo pari a 0.58, è possibile
ricavare l’area minima dell’anima Aaa e, quindi, lo spessore
minimo dell’anima “sm” attraverso le formule
La forza aerodinamica F che viene a generarsi a causa della differenza di
pressioni esistente tra il ventre ed il dorso del profilo non è applicata al
baricentro dello stesso, ma ad un punto detto centro di pressione, la cui
posizione varia con il variare dell’incidenza. Questo fatto porta alla
creazione di un momento, dato dal prodotto tra il modulo della forza
aerodinamica ed il suo braccio rispetto al baricentro del profilo. Tale momento
può essere definito “picchiante” se tende a far abbassare il muso
dell’aeromobile, oppure “cabrante” si invece tende a farlo alzare.
Indipendentemente dal verso di rotazione, questo momento
provoca una torsione della struttura alare, la quale viene assorbita e
compensata dal cassone alare, cioè dal rivestimento alare posto sul bordo
d’attacco. È importante, quindi, determinare l’entità del momento torcente
generato dalla forza aerodinamica, in modo da poter dimensionare lo spessore del
rivestimento.
Ipotizzando che il profilo utilizzato per l’ala del Bf.
109 sia un NACA 2414, in quanto è questo il profilo che più si avvicina alle
caratteristiche di quello realmente utilizzato, per un assetto con Cp = 1.389 si
determina, attraverso appositi grafici, il coefficiente di momento Cm, il quale
risulta pari a –0.5 (il simbolo “-“ davanti a questo numero sta a
significare che il momento torcente è di tipo picchiante).
Dalla formula relativa alla terminazione del momento
torcente
[f.15]
dove con “cmed” viene indicata la corda
alare media aerodinamica e con “Sa”
la superficie alare esterna alla sezione relativa a tale corda, è possibile
determinare il momento torcente agente nelle condizioni più sfavorevoli
possibili, cioè in quelle per cui sono stati eseguiti tutti gli altri calcoli
nel corso di questa trattazione: r
= 1.225 kg/m3; V = Vne = 208.33 m/s.
Determinata dagli schemi dell’ala l’area “Acmed”
compresa tra il perimetro della sezione alare relativa alla corda cmed
e l’anima del longherone, è possibile determinare il flusso di taglio agente
sulla copertura:
Ricordando che il flusso di taglio è uguale al prodotto
tra la tensione di taglio e lo spessore della copertura, utilizzando il valore
della tensione massima di taglio sarà possibile ottenere lo spessore della
copertura “scop”.
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