Aerodinamica
“Autogiro” è un marchio depositato dal suo inventore, Juan De La Cervia, ma questo termine è ormai usato in tutti i paesi del mondo per indicare l’apparecchio ad ali rotanti azionato non direttamente dal motore, come nell’elicottero, bensì per effetto del vento relativo che si genera nel moto d’avanzamento nell’aria impresso dal gruppo motopropulsore.
Mentre nell’elicottero sia la portanza che la spinta sono derivate dal rotore azionato direttamente dal motore, nell’autogiro la portanza è derivata dall’aria che attraversa dal basso verso l’alto il rotore che gira in folle e la spinta è derivata dal motore che aziona l’elica propulsiva. La grande scoperta di De La Cierva nel concepire il principio di volo dell’autogiro consiste nel fatto che le pale orizzontali non girano per mezzo di un motore il cui moto sia trasmesso alla testa del rotore, come nell’elicottero, ma soltanto per effetto della massa d’aria generata dall’avanzamento dovuto al motore di propulsione.
I rotori possono essere classificati in base al numero di pale, quindi 2 pale (bipala), 3 pale (tripala) e così via. Un'altra classificazione è in base ai gradi di libertà che le pale possono compiere. Possiamo avere rotori di tipo rigido, alla pala non è concesso alcun movimento, in tal caso si sfruttano le deformazioni elastiche del materiale. Rotori semirigidi con un solo movimento verticale che prende il nome di flappeggio. Rotori articolati con due movimenti, uno verticale, flappeggio, ed uno orizzontale, brandeggio.
Consideriamo una pala che ruota su di un punto fisso, non c’è movimento di traslazione, ma solo di rotazione. La risultante della portanza (l) generata dal rotore può essere pensata applicata in un punto chiamato centro di pressione (Cp) posizionato a circa il 70% del raggio della pala. Come noto la formula della portanza per ogni singolo profilo, per unità di apertura (N/m), è:
l = ½rV2cCl
c= corda del profilo
Cl= coefficiente di portanza
Dato che la velocità di traslazione per ogni profilo del rotore sarà:
V = wr
Appare chiaro che la distribuzione della portanza lungo il rotore
aumenta avvicinandosi all’ estremità con una variazione che segue il
quadrato del raggio della sezione considerata. Infatti, lungo il raggio del
rotore si ottiene:
l = ½r(wr)2cCl
Ed essendo w una costante, l’ unica variabile in gioco è il raggio.
Tale fenomeno può essere ridotto svergolando geometricamente o aerodinamicamente il rotore per far si che ogni profilo lavori con un cl diverso rendendo la distribuzione di forza portante più omogenea sollecitando meno la struttura e diminuendo il fenomeno di flappeggio.
Consideriamo ora, oltre alla rotazione, anche il movimento di traslazione in avanti. In questo caso possiamo distinguere le due pale del nostro rotore. La pala avanzante sarà quella che “avanza” nella direzione del moto, viceversa quella che “retrocede” rispetto alla direzione di moto sarà la pala “retrocedente”.
Quando al rotore si aggiunge la traslazione in avanti si
crea un fenomeno che renderebbe l’ autogiro ingovernabile se non fosse annullato
accuratamente. Tale comportamento è dovuto alla composizione della
velocità periferica, della pala in rotazione, e la velocità
di traslazione in avanti. Il vento relativo che investe la pala passerà
da un valore minimo, verso della velocità periferica V opposto alla
velocità di traslazione Vt, e un valore massimo, velocità periferica
e velocità di traslazione con verso concorde.
Esaminando la pala avanzante e quella retrocedente si può notare un
contributo di portanza molto maggiore da parte della pala avanzante rispetto
a quella retrocedente. Il risultato è appunto una dissimetria laterale,
nel senso che è localizzata dal lato della pala avanzante, della portanza.
Questo è un effetto indesiderato che viene annullato dal movimento
di flappeggio.
Il flappeggio è il movimento che consente alla pala di salire e scendere verticalmente.
Tale libertà di movimento è fondamentale per un rotore poiché
annulla la dissimmetria laterale della portanza che abbiamo appena esaminato.
Il movimento della pala si arresta quando essa risulta essere allineata con
la risultante fra la forza aerodinamica Fn e la forza centrifuga Fc a cui
è soggetta la pala.
Tale escursione è di circa 8°.
Per poter comprendere l’azione del flappeggio dobbiamo prima
di tutto osservare come nel rotore, e in tutti i corpi in rotazione, l’effetto
agisce 90° in ritardo rispetto alla causa che l’ha generato.
Questo comportamento è dovuto alle forze d’inerzia giroscopiche. Nel
caso del rotore se nel punto D in cui ho il massimo valore di vento relativo
Vr, si avrà la massima portanza ma l’effetto si avrà 90°
dopo, quindi nel punto A, dove ci sarà la massima escursione di flappeggio
verso l’alto. Viceversa il minimo di Vr si ha nel punto B mentre il minimo
di portanza si avrà solo nel punto C, punto di massima escursione di
flappeggio verso il basso.
Il movimento di flappeggio è in grado di eliminare la dissimmetria
laterale della portanza grazie al suo effetto sull’angolo di incidenza i.
Nel caso della pala avanzante, flappeggio verso l’alto, l’angolo d’incidenza
diminuisce; la direzione della velocità periferica V è lungo
la traiettoria che
la pala assume mentre sale. Questa si compone con la velocità di traslazione
Vt. La velocità risultante Vris che otteniamo è uguale ed opposta
al vento relativo Vr che investe la pala. Il movimento della pala che sale,
molto semplicemente, modifica la direzione del vento relativo. Esso investe
la pala con un piccolo angolo d’incidenza.
Viceversa per la pala retrocedente la Vr formerà con la corda del profilo un angolo d’incidenza maggiore. L’effetto della variazione dell’angolo d’incidenza compensa l’effetto della variazione del vento relativo.
Il compito di mantenere in rotazione il rotore dell’ autogiro
spetta alle forze autorotative che sono contrastate da quelle antirotative
e che agiscono entrambe sulle pale.
Prendendo in esame la portanza L, che come sappiamo è la componente
della forza aerodinamica agente sul profilo con direzione nomale alla direzione
del vento relativo Vr, questa può essere a sua volta scomposta in una
componente verticale che chiameremo Fs, forza di sostentamento, ed in una
componente parallela alla direzione di Vr che prenderà il nome di Fa,
che può essere a seconda dei casi forza autorotativa o forza antirotativa.
Quando l’ angolo d’ incidenza diminuisce avremo che anche la portanza diminuirà
la propria inclinazione. La forza Fa diverrà sempre più piccola
fino ad invertire il proprio verso; in tal caso l’azione di Fa è quella
di frenare il moto della pala.
Il caso opposto si verifica quando l’incidenza aumenta, ed allora si avrà una forza autorotativa.
Il fatto che ogni sezione del rotore lavora ad un angolo di
incidenza diverso l’uno dall’altro ci permette di individuare sul disco del
rotore tre zone differenti:
- zona di stallo;
- zona autorotativa;
- zona antirotativa.
Consideriamo inizialmente il rotore privo di traslazione in avanti, quindi
in discesa verticale. In prossimità della radice delle pale l’angolo
di incidenza è talmente grande da determinare lo stallo della sezione
di pala considerata (circa 1/4 del suo raggio). Nel tratto compreso tra 1/4
ed i 2/3 del raggio tale angolo è abbastanza grande da permettere al
rotore di generare forza portante e di produrre la forza necessaria per permettere
al rotore di rimanere in moto. Nella zona periferica si ha basso valore di
incidenza, perciò la forza Fa inverte il proprio senso diventando una
forza antirotativa.
Supponiamo ora che oltre a ruotare il rotore trasli. L’aumento del’ incidenza della pala che retrocede determina uno spostamento della zona autorotativa verso la metà del dico rotante della pala retrocedente.
Il fattore che più limita l’inviluppo di volo di questa
macchina è lo stallo che si verifica sulla pala retrocedente quando
si hanno forti velocità di traslazione. Questo perché l’incidenza
di tale pala tende ad aumentare finche non si raggiunge e si supera l’incidenza
di stallo. Quando si verifica questa condizione, si propagano per la struttura
vibrazioni verticali. Nel caso di rotori bipala, si verificano due vibrazioni
per ogni giro del rotore.
In questo tipo di velivolo bisogna inoltre che il rotore sia sempre sottoposto
a carico, e quindi non va mai sottoposto ad accelerazioni G negative.
Il comando di rollio viene dato dal pilota mediante la barra di comando. Tramite un sistema di aste viene inclinato il disco rotore nel senso in cui si è dato il comando. In questo modo anche la forza di sostentamento Fs si inclina creando una forza orizzontale, chiamata forza di trascinamento Ft, che porta il velivolo in virata.
Naturalmente in virata nasce una forza centrifuga Fc opposta
alla forza di trascinamento Ft. Tale forza andandosi a combinare col vettore
peso dell’autogiro P, crea un peso apparente Pa. E’ proprio questo peso
a cui ci si riferisce per indicare il carico G e che, come già visto,
deve sempre essere maggiore di zero.
In una virata coordinata tutte le forze si equilibrano tra loro.